Leadership femminile

Ero giovane. Sarà stato il 2004 o giù di lì. Avevo una trentina d’anni ed ero già IL SegretariO Generale di una Associazione di Categoria (funzione prevista solo al maschile, avrei dovuto capirlo subito….). Avevo studiato, avevo lavorato molto e avevo un bel sorriso. Ero in Rai, ai piani alti, a discutere delle istanze della categoria di autori e produttori che rappresentavo, con in mano una inattaccabile montagna di dati e di analisi. Sono uscita con in tasca un bigliettino. Uno degli alti funzionari mi scriveva solo “chiamami, questo è il mio cell. privato”. Era due vite fa.

Poi ho cambiato vita e sono finita nel mondo del lusso più lusso che c’è, a muovere persone e cose. Cantieri grandi, tempi stretti, un sacco di soldi e un sacco di rogne, clienti impossibili, alti livelli tecnici e manageriali e cambiamenti continui. Le mie colleghe del reparto produzione, tutte donne, tutte laureate, tutte parlanti almeno 3 lingue, erano “le fie” (“le ragazze”, siamo in Veneto) per i tecnici, i fornitori, i colleghi dei vari uffici. Io non ero una “fia” proprio solo per ragioni d’età.

Le fie gestivano budget da milioni, decine di persone, lavoravano mille ore al mese e riuscivano anche a essere divertenti. Le fie.

Ora mi chiedono di riflettere sulla leadership al femminile. Brivido. Togliamo quell’”al” che puzza di vecchio mondo. Leadership femminile. Meglio. Non abbastanza, ma meglio.

Mi sono fatta l’idea che l’attuale metamorfosi delle relazioni interne ai sistemi collaborativi stia seriamente mettendo in discussione il modello patriarcale di leadership che abbiamo visto dominare finora. Un modello che è stato costruito ed alimentato dal paradigma del comando-controllo, dalla mancanza di trasparenza, dalla gerarchia e dall’autorità.

Adesso il mondo diventa VUCA, i gen Z, non stanno al vecchio patto e bisogna rivedere tutto.

Certe competenze culturalmente femminili diventano le componenti di una leadership in grado di navigare il casino del mondo di oggi, tra retention di quegli strambi di genZ e soddisfazione di un mondo sempre più rapido e privo di riferimenti.

Quei leader, tutti maschi, la cui arroganza veniva considerata assertività, posso finalmente dirsi vulnerabili. Quelle donne, a cui abbiamo insegnato ad ascoltare, a curare le relazioni, ad aprirsi al dubbio, a non temere le emozioni proprie ed altrui, sembra possano costruire un ponte tra il vecchio ottocentesco sistema e il nuovo caos.

Bello. Nuovo. Decisamente rivoluzionario. Accompagniamolo e facciamolo crescere. Io ci sto.

Indietro
Indietro

Persuadere vs convincere

Avanti
Avanti

La postura negoziale